Brexit a 10 giorni dal voto che cambierà il destino dell’Ue

Mancano soltanto dieci giorni al referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea. Il 23 giugno prossimo si terrà difatti un voto che potrebbe cambiare le sorti di Londra e dell’Ue e che, nel caso in cui dovesse passare creerebbe un vero e proprio shock politico-economico nel Vecchio Continente.

Il fronte Brexit, acronimo di “Britain exit”, sta attirando sempre più proseliti premendo per lo più sul tasto dell’immigrazione: nel caso in cui dovesse passare il Sì, dicono i promotori del quesito, gli inglesi potrebbero tornare a decidere dei propri confini. In realtà ci sono errori di forma in questa affermazione: in primo luogo perchè la Gran Bretagna non è in area Schengen, in secondo luogo perché c’è un buco di sostanza dato che l’immigrazione porta in realtà molte tasse nelle casse dello stato, e in terzo luogo perchè gli stessi immigrati sfruttano solo in minima parte l’assistenza pubblica.

Il fronte “Remain” (tradotto “Rimanere”) fa notare proprio questo tipo di falle a supporto della propria tesi, prospettando scenari catastrofistici nel caso in cui l’Uk dovesse uscire dall’Unione: instabilità e recessione economica finirebbero per avere la meglio in una Nazione isolata dal resto del Continente (tanto da far pagar pegno dell’uscita proprio agli stessi inglesi più di quanto le conseguenze non ricadrebbero sul resto degli europei).

E’ una campagna elettorale davvero all’ultimo sangue quella che si sta tenendo nel Regno Unito, anche perchè 10 giorni di distanza dal referendum e i sondaggi che mostrano un’avanzata del fronte Brexit preoccupano non poco. Il primo ministro inglese sta provando a recuperare terreno, tant’è che gli inglesi stanno conoscendo un Cameron insolitamente nervoso in questi giorni: il premier britannico è uno dei più strenui sostenitori della permanenza di Londra nell’Unione Europea.

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