Il FMI punta sulla Serbia: le buone politiche interne porteranno a una crescita del 2.5%, ma bisogna ridurre il debito e ristrutturare le aziende pubbliche.
La missione del Fondo Monetario Internazionale ultimamente è chiara: far sì che la Serbia possa annunciare una crescita del PIL reale del 2.5% e che il Paese, avvantaggiato da questa buona aria interna, riesca a riformare il sistema fiscale in senso più espansivo e mettere a punto una riorganizzazione di quelle cose che ancora non vanno come dovrebbero.
Un comunicato stampa diramato negli ultimi giorni definisce “soddisfatto” il FMI dei risultati raggiunti dalla Serbia, ma mette anche in guardia il governo di Aleksandar Vucic su quelle che saranno le prossime sfide da affrontare: ridurre l’alto livello del debito pubblico, riformare il comparto pubblico e ristrutturare le grandi imprese statali tra cui EPS, Resavica e RTB Bor.
A margine dei colloqui con il FMI, il primo ministro Aleksandar Vucic ha dichiarato che nonostante i buoni propositi e nonostante l’aspettativa di crescita, ci saranno ancora compiti difficili da affrontare: gli occhi sono puntati in particolar modo sulla razionalizzazione della EPS (ente statale che fornisce energia elettrica) e sulla sfida occupazionale (si parla di circa 7000 persone che rimarranno a breve senza lavoro).
Ma il FMI è apparso ottimista: “I risultati ci sono stati e appaiono anche buoni, la crescita si rafforza, l’export funziona e l’inflazione è rimasta sotto controllo. Ora il FMI si aspetta dalla Serbia un PIL reale del 2.5%”. Chiariti gli intenti, quindi, il governo tecnico di Vucic, la Banca di Serbia e il Fondo Monetario hanno raggiunto un accordo sulle prossime politiche da attuare: la firma definitiva è attesa per il prossimo mese di agosto.