Nel dopo Brexit la borsa italiana va ancora male. Meglio le altre. L’oro continua a guadagnare terreno e sale ancora dell’1.5%.
Dopo il tonfo registrato sul finire della settimana scorsa, l’effetto Brexit sulla borsa di Milano non accenna ad arrestarsi e Piazza Affari perde un altro 0.6% in questo lunedì mattina. E’ l’effetto del 5% perso a loro volta da Unicredit e Intesa. Solo Eni (+2.64%), Terna (+1.95%) e Snam (+1.83%) riescono a tenere il passo in questo scenario grottesco, capitanati da un gruppo Rcs che forte delle offerte di acquisto da cui è stato interessato nelle ultime settimane rinvigorisce con un +4.99%.
Per quel che riguarda l’estero, invece, l’effetto Brexit comincia ad attenuarsi un po’. Madrid riesce per esempio a recuperare il 3%, Atene risale a +0.54%, mentre Parigi e Francoforte non danno grandi segnali di ripresa ma reggono comunque con rialzi rispettivamente dello 0.05% e dello 0.1%. Male Londra che con il -0.47% continua a pagare il prezzo di un esito referendario che i mercati non auspicavano di certo.
Lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi torna a scendere dopo che nell’immediato post Brexit aveva toccato anche i 180 punti base: a inizio settimana il differenziale ha aperto a quota 163 punti con un rendimento dell’1.55%.
In Asia, che nel particolare caso di Tokyo aveva sofferto particolarmente del referendum sulla Brexit, i listini tornano a rimbalzare: Tokyo è a +2.39%, Shanghai a +1.45% e solo Hong Kong registra una lieve flessione del -0.54%. Infine, l’oro. Il bene di rifugio per eccellenza ha inevitabilmente guadagnato parecchio dall’effetto Brexit, e nonostante oramai dall’esito referendario siano trascorsi diversi giorni, la crescita non sembra intenzionata ad arrestarsi: la materia prima salta a +1.5%, ossia a 1.335,5 dollari l’oncia.