Fosforo e nitrato fuori misura: allarme per le acque inquinate

Il problema delle acque inquinate torna a farsi sentire prepotentemente.

Corsi d’acqua inquinati dalle acque reflue, mari intossicati da scarichi fognari a causa di depuratori mal funzionanti o totalmente assenti. Il problema è sempre lo stesso, la soluzione spesso di difficile interpretazione e comprensione.

In alcuni stati americani si è pensato di trattare il problema delle acque reflue non solo con l’utilizzo di nuove tecnologie ma anche col supporto concreto degli agricoltori.

Tutto nasce da un’idea partorita da una docente dell’Università dell’Illinois, tale dottoressa Laura Christianson. Laura, esperta di bioreattori a cippato di legno, ha dimostrato che scavando delle trincee e riempendole di frammenti di legno si rimuove il nitrato contenuto nel terreno. Così facendo si utilizzano nitrati e schegge per garantire ai batteri di completare il loro ciclo vitale e sparire dall’acqua.

Oltre a questa tecnica, la Christianson sta cercando di capire come poter rimuovere anche il fosforo. Con l’utilizzo di speciali filtri, per ridurre l’inquinamento industriale e attraverso il fosforo stesso la dottoressa e il suo team ha utilizzato i residui del drenaggio di acidi da miniera e scorie di acciaio; questi all’interno contengono ferro calcio e alluminio e il fosforo, legandosi, li elimina. L’esperimento è stato un successo: col fosforo l’abbattimento è stato del 90% circa.

Naturalmente siamo ancora in fase sperimentale e prima di dissipare tutti i dubbi bisogna testare bioreattori e filtri in condizioni normali.

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