L’impatto della robotica sul mondo del lavoro

In un futuro dove la robotica verrà utilizzata nell’ambiente lavorativo, alcuni ricercatori del Media Lab del Mit di Boston hanno cercato di capire quale aree metropolitane verranno colpite in termini di occupazione dalla presenza dell’automazione. Il risultato è stato sorprendente: a risentirne non saranno le grandi metropoli ma bensì le piccole cittadine con un numero di abitanti inferiore ai 100 mila.

Come si è arrivati a questa conclusione? I ricercatori hanno fatto una semplice osservazione: mentre nelle grandi metropoli la maggior parte dei posti di lavoro sono ricoperti da figure professionali con competenze manageriali, specialistiche e tecniche mediamente più avanzate, nelle città più piccole le occupazioni principali sono meno specifiche: lavori d’ufficio, cassieri, impiegati nei servizi di ristorazione, lavori routinari, impiegati nel settore agricolo o turistico sono sostituibili dalle macchine con maggiore facilità.

Secondo l’autore della ricerca Iyad Rahwan nei grandi centri sembra esserci maggiore efficienza, meno ‘pigrizia’ da parte dei lavoratori, una caratteristica che fa diminuire la necessità di figure professionali creative e dalle elevate competenze tecniche.

Ci sono però delle eccezioni in questa tendenza generale: i centri con meno di 75mila abitanti come Warner Robins (Georgia), Ithaca (New York) e Corvallis (Oregon) si piazzano tra le prime 15 aree metropolitane che il Media Lab del Mit definisce “a minor rischio di disoccupazione tecnologica” in quanto sono strettamente connessi ad attività che impiegano lavoratori altamente qualificati poiché ospitano rispettivamente una base della Air Force, la Cornell University e un grosso laboratorio di ricerca HP.

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