Slobodan Praljak si uccide in aula dopo condanna a 20 anni

Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia a L’Aia è diventato una scena del crimine quando Slobodan Praljak, un comandante delle forze croate durante la guerra in Bosnia degli anni ’90, ha bevuto il veleno contenuto in una piccola fiaschetta subito dopo che i giudici di appello avevano confermato la sua condanna a 20 anni per crimini di guerra.

Dichiarato morto dopo due ore, la polizia olandese ha aperto un’inchiesta sull’accaduto.

Praljak, 72 anni, era stato incarcerato nel 2013 perché considerato criminale di guerra. Era stato accusato di genocidio verso la popolazione civile nella Bosnia centrale e la deliberata distruzione del ponte di Mostar durante l’assedio della città da parte delle forze croate nel 1993.

Rifiutandosi di sedersi, disse: “Giudici, Slobodan Praljak non è un criminale di guerra. Con disprezzo, rifiuto questo verdetto”.

Dopo aver ingurgitato il contenuto della piccola fiaschetta, ha annunciato: “Quello che ho bevuto era veleno”. Il giudice Agius ha sospeso immediatamente il procedimento e chiamato un medico mentre l’avvocato di Praljak gridava “il mio cliente ha detto di aver bevuto del veleno!”. Chiamata un’ambulanza, Praljak ha immediatamente ricevuto cure mediche, ma invano.

Ancora non è chiaro come sia stato possibile che il comandante sia riuscito a procurarsi e poi introdurre il veleno in aula.

Praljak si trovava in tribunale per ascoltare il verdetto di un appello congiunto che lui e altri cinque alti funzionari del Consiglio di Difesa croata (HVO), la forza bosniaca-croata nella guerra del 1992-1995, avevano presentato contro le condanne per crimini di guerra.

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