Questa Unione Europea così frammentata politicamente, socialmente ed economicamente continua a dare segni di scarsa coesione ed unità d’intenti.
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Prendiamo ad esempio la questione migranti: nonostante gli attestati di solidarietà e collaborazione da parte degli altri paesi, l’Italia continua ad essere considerata il porto franco per eccellenza dove scaricare tutti gli sventurati che fuggono dal continente africano, in modo legittimo o meno. Ma non è il solo nostro paese: anche Cipro, Grecia, Malta e Spagna vivono la stessa situazione.
Per questo motivo i suddetti paesi si sono riuniti per pressare la Commissione Europea e gli Stati del Nord affinché si ponga un freno a tutto questo e si inizi seriamente a collaborare, onde evitare che il Sud dell’Europa diventi un vasto campo profughi.
La riunione tra le capitali europee che avverrà a Bruxelles il 28 e 29 giugno darà i suoi frutti? Ci sono molti dubbi in merito: Germania e Francia, o meglio Merkel e Macron, hanno capito da tempo che aprire ai migranti significa perdere una bella fetta di potere elettorale. Quindi meglio lasciarli parcheggiati a Roma o ad Atene.
Sentita la “puzza di fumo”, i paesi citati sopra hanno ben pensato di firmare un documento ed inviarlo a tutte le cancellerie europee. L’intento è quello di smuovere le acque e trasformare in realtà dei fatti quel famoso intento che avrebbe dovuto portare ad una stretta collaborazione i vari paesi europei per distribuire equamente gli immigrati.
Sempre nel documento, viene criticato l’obbligo imposto soprattutto all’Italia e denominato “10 anni di stabile responsabilità”: in pratica, il nostro paese è responsabile dei migranti sul territorio per due interi lustri. Detto in parole spicciole “se l’emigrato a noi non sta bene ve lo rimandiamo indietro”.