La pioggia: gocce di acqua che cadono dal cielo per ridare vigore alla natura e acqua potabile all’uomo. Molti poeti ne hanno parlato nelle loro poesie, come nella famosissima “La pioggia nel pineto” del grande Gabriele D’Annunzio.
In passato, un po’ tutti ne acclamavamo la venuta, soprattutto dopo mesi o settimane di siccità nel periodo estivo. Di notte né ascoltavamo il leggero rumore, provocato dall’impatto con qualsiasi cosa presente sulla terra, quasi come una dolce melodia che conciliava il sonno.
Ma i tempi sono cambiati. Il suo previsto arrivo viene visto come sintomo di pericolo imminente, con la Protezione Civile che sovente emana un allerta meteo “arancione” o “rossa”. Basta vedere cosa è accaduto in Sicilia nello scorso week-end: due famiglie quasi completamente spazzate via. I morti sono stati alla fine nove nella villetta di Casteldaccia, costruita a 10 metri dal fiume Milicia.
Proprio questo è il problema: case abusive costruite dove non si dovrebbe. I letti dei fiumi che vediamo nei nostri tempi sono notevolmente ridotti rispetto al passato. Costruire ad una certa distanza non è indice di garanzia. In presenza di piogge forti e alluvionali, legate ad un cambiamento climatico ormai evidente, i fiumi tornano ad ingrossarsi notevolmente e possono ripercorrere il loro letto originale. E’ quanto accaduto in Sicilia ma anche altrove.
Quale potrebbe essere la soluzione? Si possono abbattere tutte le case sul territorio italiano costruite in prossimità di fiumi e torrenti? In teoria sì, ma in pratica allo Stato costerebbe una cifra esorbitante. Allora che fare? Aspettare che la tragedia si ripresenti? Aspettiamo come vorrà muoversi il governo giallo-verde.