Ci sarà un futuro per la Tav e il governo?

Cosa accadrà dopo la pubblicazione dell’analisi costi-benefici sulla Tav? Dare una risposta certa ed esaustiva non è facile. D’altronde, questo governo di coalizione ha fin qui mostrato la capacità di raggiungere compromessi anche in presenza di vedute opposte. Ma, in questo caso, sarà molto più complicato.

Da un lato c’è la Lega e il suo leader Salvini, promotore del completamento dei lavori e, di recente, partecipante attivo alla manifestazione Sì Tav; dall’altro il Movimento Cinque Stelle, che per bocca di Luigi Di Maio continua a ribadire il proprio dissenso. “Finché saremo al governo, la Tav non andrà mai avanti”, ha tuonato il leader pentastellato. “Non vogliamo favorire le peggiori lobby”.

Considerando anche l’attuale situazione economica, l’ipotesi peggiore, e da più parti paventata, è che questo coalizione governativa cessi di esistere, riportando il Paese all’ennesima incertezza politica. Sicuramente, questa situazione non verrebbe risolta in pochissimo tempo. Potrebbero passare delle settimane o addirittura dei mesi. Un lasso di tempo enorme, tale da generare maggiore tensione all’interno del governo.

L’analisi costi-benefici, da sola, non può stabilire che i lavori devono essere per forza bloccati. Nell’ambito della Tav, ci sono tre soggetti coinvolti: Italia, Francia e Commissione europea. Considerando gli attuali rapporti conflittuali del nostro paese con entrambe, fermarli significherebbe esasperare maggiormente le tensioni e isolare di più l’Italia all’interno dell’UE. Un rischio che l’esecutivo deve considerare prima di prendere qualsiasi decisione definitiva.

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