Il governo sull’orlo di una crisi di nervi

Chi ha già comprato lo champagne per festeggiare l’imminente caduta del governo probabilmente dovrà attendere. Certo, le premesse che ciò avvenga ci sono tutte, soprattutto alla luce di quanto accaduto, o meglio non accaduto, nel vertice di ieri sulla TAV.

Le parole rassicuranti di Salvini non bastano. Il leader leghista ha affermato che “non farà saltare il governo per la TAV” e che “ci sono ancora questioni importanti da affrontare quali la riforma della scuola, della giustizia, l’autonomia regionale, l’abbassamento delle accise e delle tasse per i dipendenti”.

Di Maio continua a seguire il sentimento degli iscritti al Movimento e non intende muoversi in direzione opposta, mentre il premier Conte ha smesso i panni istituzionali e si espresso così di fronte ai giornalisti fuori da Palazzo Chigi: “Non sono per nulla convinto che il progetto TAV sia necessario per l’Italia. Se verrà cantierizzato, mi batterò affinché non venga realizzato. Dico questo perché ci tengo che i cittadini vengano costantemente informati”. Insomma, una dichiarazione da militante NO-TAV più che da Presidente del Consiglio.

Intanto in Francia lunedì dovrebbero partire i bandi d’assegnazione degli appalti per completare l’opera sul suolo transalpino. La Telt, società che si occupa degli scavi dei tunnel, attende notizie. Di fronte al no governativo, 300 milioni di finanziamenti europei verranno ritirati. Per cancellare definitivamente il progetto TAV, occorrerebbero coperture di circa 4 miliardi di euro.

A questo punto della storia, dove alternative non ce ne sono, Di Maio deve dare una semplice risposta: SI o NO. La sua intransigenza appare più come tentativo di ricompattare il Movimento che una dimostrazione di inutilità della TAV. Continuare su questa strada, prima o poi, porterà alla spaccatura governativa con la Lega e, stando agli ultimi dati, eventuali nuove elezioni escluderebbero quasi sicuramente i Cinquestelle dall’ipotetico nuovo governo, che andrebbe totalmente nelle mani del centrodestra, con il nemico giurato Berlusconi nuovamente sulla scena politica nazionale. Di Maio vorrebbe questo?

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