Combattere inquinamento e riscaldamento globale? Si può, con l’economia circolare!

Scuotere le coscienze non è mai semplice, anzi: in molti casi è realmente “un’impresa da Dio”. A volte però basta l’ostinazione e l’intraprendenza di uno per trascinare la massa con sé. L’impresa è riuscita alla giovane Greta Thunberg ed ai suoi Fridays for Future; grazie a lei, milioni di giovani donne e uomini il 15 marzo hanno manifestato in tutto il mondo contro l’inquinamento globale. Il grido di protesta era rivolto ai vari governi del mondo, ai quali i giovani hanno chiesto interventi urgenti per scongiurare gli scenari più oscuri rappresentati dall’inquinamento e dal surriscaldamento globale.

Un’inversione di rotta è possibile soltanto quando verrà adottato un sistema economico più sostenibile e sensibile, già esistente ma poco applicato. Certo, da solo non basterebbe senza l’apporto di ogni essere umano in termini di sensibilità e di cambiamento etico. Inoltre, andrebbero create nuove figure professionali capaci di invertire questa tendenza molto negativa. In poche parole, la salvezza del pianeta dipende anche dal settore lavorativo.

Due parole rappresentano, meglio di altre, il percorso da seguire: economia circolare. Si parla di un modello produttivo che mira a ridurre gli sprechi, a riutilizzare i materiali di scarto e ad abbassare il consumo energetico in toto.

In questo scenario, le aziende ricoprono un ruolo fondamentale. I loro vecchi modelli produttivi devono essere sostituiti da quelli circolare, i quali offrono maggiore competitività sul mercato. Oltre a questo, è necessario un ampliamento del proprio organico con figure professionali particolari, definite da alcuni con “Green Jobs” e dotate di un ampio profilo tecnico-specialistico atto alla programmazione e alla gestione di nuovi processi produttivi. Insomma, il futuro è a portata di mano, basta solo volerlo realizzare.

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