L’Europa sta contribuendo alla diffusa deforestazione del Brasile

Seicento scienziati e trecento gruppi indigeni brasiliani hanno accusato la Commissione europea di contribuire alla diffusa deforestazione in Brasile, che sta esacerbando i cambiamenti climatici e alimentando le violazioni dei diritti umani.

In una lettera supportata da prove scientifiche, viene sottolineata l’urgente necessità di imporre l’impatto ambientale e le violazioni dei diritti umani come priorità nei negoziati commerciali in corso tra l’UE e il Brasile.

La continua domanda agricola internazionale, in particolare per la carne e la soia, sta determinando la deforestazione e mettendo a repentaglio il futuro dell’Amazzonia. La riconversione delle terre in Brasile è già stata collegata a violenti conflitti dei diritti degli indigeni, mentre la deforestazione rilascia grandi quantità di CO2, contribuendo alla disgregazione climatica globale e con diverse specie in via di estinzione.

L’UE è stata accusata di essere leader mondiale nell’importazione di colture che causano la deforestazione, con una conseguente perdita di foreste equivalente alle dimensioni del Portogallo tra il 1990 e il 2008.

Nonostante l’importanza globale delle aree naturali del Brasile, l’Unione Europea ha importato più di 2 miliardi di euro di mangime per bestiame dal Brasile nel 2017, non sapendo della sua provenienza. Un sesto dell’impronta di carbonio nelle diete dell’UE è direttamente collegata alla deforestazione tropicale, anche se i consumatori non hanno modo di sapere se il cibo che mangiano ha contribuito alla deforestazione e alla perdita di terreni per gli indigeni.

Migliaia di indigeni sono scesi a Brasilia questa settimana per protestare contro le azioni del presidente Jair Bolsonaro. Eletto con l’aiuto di potenti agribusiness e lobby evangeliche, ha promesso di congelare le demarcazioni di nuove riserve indigene, revocargli lo status di protetti, liberare l’agricoltura e le miniere commerciali.

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