Il governo gialloverde è giunto al capolinea?

Tutti si chiedono quanto ancora reggerà la coalizione di governo Lega-Movimento Cinque Stelle. A meno di due settimane dalle elezioni europee, le tensioni salgono e le percentuali di solidità diminuiscono drasticamente. Se da un lato Salvini minimizza, rassicurando sulla longevità del governo, dall’altro Di Maio appare più propenso ad uno scioglimento, visto quasi come inevitabile.

Osservando gli avvenimenti con occhio critico ma distaccato da ogni sentimento politico, non si può negare che questo governo non è mai effettivamente nato. Come in un matrimonio d’interessi, nessuno vorrebbe fare il primo passo verso l’uscita d’emergenza che porta ad un governo tecnico o alle elezioni anticipate. La poltrona piace a tutti, questo è innegabile. Ma l’interesse personale vale la candela?

L’Italia è un paese in pieno tumulto sociale, economicamente fragile e finanziariamente instabile. Il reddito di cittadinanza, da solo, non basta a risolvere i problemi occupazionali. Le tasse andrebbero abbassate, invece si paventa da più parti un possibile aumento dell’Iva. Si parlava di togliere le accise, invece il prezzo di benzina e diesel è aumentato, la flat tax è un fantasma che si aggira ormai da mesi nel Parlamento, quota 100 rimane un punto interrogativo sul versante dell’occupazione.

Aggiungendo al quadro generale il solito problema dell’immigrazione e dei porti chiusi, non c’è dubbio che questo governo, per reggere altri quattro anni, deve fare pace con se stesso, abbandonando rancori personali, campagne politiche perenni e concettualmente sbagliate, incoerenza sociale e comportamenti a volte filo-fascisti.

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