Milioni di persone si sono unite alla più grande protesta climatica della storia

Protestare è un diritto, ma farlo porta realmente a dei cambiamenti? La storia passata ci ha lasciato testimonianze importanti in merito, ma i tempi sono cambiati e le questioni pure. Ieri, in tutto il mondo, milioni di persone sono scese in piazza o per le strade per chiedere misure urgenti e risolutivi per il riscaldamento globale, il quale sta causando cambiamenti climatici spesso forieri di morte e distruzione. Quella che è stata messa in atto è la protesta climatica più grande della storia.

Circa 12 mesi, tale Greta Thunberg, giovane ragazza svedese, iniziò la sua protesta itinerante, che ha raccolto sempre maggiori consensi in tutto il mondo. A rispondere di più sono stati i giovani studenti, che hanno inscenato diversi scioperi scolastici.

Ieri, gli stessi hanno invitato gli adulti ad unirsi alla protesta. I sindacati, che rappresentano centinaia di milioni di persone nel mondo, si sono mobilitati per supportarli. Ecco allora i dipendenti che hanno lasciato momentaneamente il posto di lavoro, medici e infermieri a marciare fianco a fianco agli studenti, così come i lavoratori di importanti aziende come Amazon, Google e Facebook. La questione climatica è, alla fine, riuscita ad unire come non mai.

185 i Paesi attraversati da una marea di persone in protesta, mentre in alcuni la stessa ha avuto carattere locale, come l’innalzamento del livello del mare nelle Isole Salomone, i rifiuti tossici in Sudafrica, l’inquinamento atmosferico e i rifiuti di plastica in India e l’espansione del carbone in Australia. Ma il messaggio generale era uno solo: la richiesta di un urgente cambio di azione per ridurre le emissioni e stabilizzare il clima.

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