Scienziati dell’UE hanno dichiarato che la Politica Agricola Comune va rivista con urgenza se si vuole fermare l’intensificazione delle pratiche agricole che stanno causando un forte declino della fauna selvatica.
Cinque organizzazioni (European Ornithologists Union, European Mammal Foundation, Societas Europaea Herpetologica, Societas Europaea Lepidopterologica e Butterfly Conservation Europe) hanno chiesto ad Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, di modificare radicalmente il modo di intendere la politica agricola comune.
Le norme attuali premiano gli agricoltori che coltivano la propria terra, i quali possono richiedere sussidi supplementari basati su misure di attuazione per proteggere l’ambiente e preservare la flora e la fauna selvatica.
Tuttavia, l’attuale politica agricola comune, che costa ai contribuenti dell’Unione Europea 60 miliardi di euro all’anno, sta trasformando le aree rurali in deserti verdi di monocolture a resa massima inabitabili.
Il consenso scientifico unanime parla di una numero sempre minore di uccelli agricoli europei, le cui popolazioni sono più che dimezzate tra il 1980 e il 2015. Il declino riguarda anche gli insetti in alcune aree, a causa soprattutto dell’intensificazione dell’agricoltura.
In poche parole, le misure di inverdimento della politica agricola comune sono in gran parte inefficaci nel mantenere o ripristinare la biodiversità e troppo spesso sono scarsamente controllate. Gli attuali regimi agroambientali sono sotto-finanziati e non sufficientemente mirati per soddisfare la portata del danno alla biodiversità dei terreni agricoli.
Gli esperti pretendono quindi riforme fondamentali, a supporto di quelle piccole aziende agricole che usano metodi sostenibili e mantengono alta la biodiversità.