Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono raddoppiate durante gli anni più bui della crisi: rispetto al periodo pre-recessione, si registra che dal 2007 al 2014 il numero di famiglie povere sia aumentato vertiginosamente. Questo è quanto rilevato da una indagine dell’Ufficio Studi della Confcommercio.
Più in particolare le persone classificabili come povere assolute hanno superato i 4 milioni nel 2014, segnando un incremento del 130% rispetto a sette anni prima e arrivando a rappresentare così il 7% della popolazione totale. Le famiglie assolutamente indigenti erano 823mila nel 2007, ma appena sette anni dopo sono raddoppiate fino a salire a 1.5 milioni di unità circa.
Dati negativi anche relativamente alla pressione fiscale, laddove Italia batte Germania con il 43.6% di pressione fiscale rispetto al Pil (in Germania è il 39.5%). Ciò significa che se l’Italia avesse avuto lo stesso prelievo fiscale che vige in Germania, nel 2014 ci sarebbero state 66 miliardi di tasse in mano, ossia “23 miliardi in meno a livello di Irpef e altrettanti di imposte indirette; nonché 20 miliardi in meno di contributi a carico di imprese e lavoratori”.
La Confcommercio segnala che “l’eccessiva pressione fiscale in Italia presenta una connotazione strutturale per l’incapacità di procedere a una seria revisione della spesa pubblica che possa ridurre eccessi e sprechi”. Gli unici veri tagli, fino ad oggi, hanno difatti riguardato la spesa in conto capitale, cioè gli investimenti pubblici. A dimostrazione di ciò l’Ufficio Studi fa notare che “tutte le componenti di spesa corrente sono invece in crescita, anche se con incrementi leggermente inferiori rispetto a quelli del Pil nominale”.