Nessuna penalizzazione per la pensione anticipata, ma un prestito contraddistinto da un piano di ammortamento destinato a protrarsi su 20 anni con tanto di copertura assicurativa e con una detrazione fiscale da applicare sulla parte di capitale anticipato (quest’ultima solo per i soggetti più deboli). Questa la proposta avanzata dal governo durante l’incontro con i sindacati al quale hanno partecipato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini.
Questa formula di uscita anticipata da mondo del lavoro consisterebbe quindi in una formula volta a coinvolgere istituti finanziari, banche e assicurazioni. L’ipotesi studiata dal governo prevede in sostanza che una banca anticipi l’importo finanziario della pensione durante gli anni che mancano al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia. Questa somma andrebbe poi restituita nel tempo da parte del soggetto beneficiario, e il rimborso consisterà naturalmente nella decurtazione di una sorta di rata mensile dalla pensione stessa.
I sindacati non rifiutano totalmente questa formula, anche se restano comunque sull’attenti: il timore è che con il prestito pensionistico il lavoratore possa ritrovarsi a dover far fronte a una penalizzazione data dai tassi di interesse. Gli interessi eventualmente applicati, ha calcolato la Uil, potrebbero infatti portare a perdere fino a una mensilità all’anno; e quanto più cresceranno gli anni di anticipo tanto più l’onere andrà proporzionalmente aumentando.
Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, entrando al Ministero ha detto: “Il Paese si aspetta qualcosa di buono, vediamo di non deluderlo”. E le trattative proseguono proprio per far uscire fuori una formula che sia quanto più completa e solida, che non implichi cioè di dover ritornare a trattare la questione più in là nel tempo.