L’economia italiana non cresce così come il governo aveva previsto. I dati forniti dall’Istat sulla fiducia di consumatori e imprese, sugli ordini industriali, sui consumi e sull’andamento dei prezzi non forniscono le condizioni necessarie per poter parlare di ripresa, ed è proprio per questo che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ammesso il mea culpa: “Le previsioni di crescita saranno ritoccate al ribasso anche nei dati che il Governo rilascerà ad ottobre”, ha detto durante l’Euromoney Conference.
Ciò significa che il Documento di Economia e Finanza che verrà presentato al Parlamento nel prossimo mese di ottobre, conterrà per forza di cose dei dati in chiaroscuro, dei dati che il governo sperava di avere allontanato e con cui si ritrova invece a dover combattere ancora una volta.
Ma né da quel di via XX Settembre né da Palazzo Chigi si respira aria di vera preoccupazione: “L’economia sta comunque crescendo dopo tre anni di recessione e di perdita di Pil”, ha precisato il ministro Padoan.
E in effetti dal rapporto sul lavoro, qualcosa di buono lo si comincia a vedere. L’Istat ha certificato che nel secondo trimestre 2016 l’occupazione è tornata a crescere: rispetto al trimestre precedente sono nati 189mila posti di lavoro in più, e a rincarare la dose in senso positivo è anche il restringersi della popolazione dei Neet, cioè di quei giovani che non lavorano e non studiano.
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