Totò Riina è pienamente capace di intendere e di volere. E’ questo quanto hanno stabilito i giudici milanesi respingendo la richiesta, avanzata qualche settimana fa dalla difesa, di sospendere il processo a carico del loro assistito (processo nel quale Riina è finito dentro per aver minacciato il direttore del carcere di Opera).
I medici di Parma, nella loro relazione inviata al Tribunale, scrivevano che la cardiopatia di cui soffre il boss “lo espone continuamente al rischio di una morte improvvisa”. Per questo motivo i giudici della sesta sezione, accogliendo l’istanza dei legali Cianferoni e Perlino, avevano stabilito che il carcere di Parma avrebbe dovuto inviare al Tribunale di Milano le cartelle cliniche di Riina per valutare effettivamente la dubbia capacità di stare in giudizio del boss.
La relazione, trasmessa e firmata dal primario dell’ospedale Michele Riva, parlava appunto di un “rischio di morte improvvisa” e di un paziente “fragile” e dall’eloquio “scadente”. Ieri la difesa del boss ha allora provato a insistere sulla sospensione del processo a causa dell’incapacità di Riina di stare in giudizio. “Non capisce più nulla e noi non riusciamo nemmeno a comprendere quel che dice”, ha spiegato il legale Perlino.
Ma per i giudici non c’è alcun riconoscimento di cui Riina possa godere: il processo non verrà sospeso perché l’imputato è assolutamente in grado di intendere e di volere.
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