La Commissione Ue è pronta a riconoscere all’Italia spese extra per il terremoto che non verranno conteggiate nei negoziati sui conti. Ma chiede chiarimenti da Padoan.
La Commissione Europea vuol dimostrare di essere al fianco dell’Italia, ragion per cui le spese per i nuovi terremoti non rientreranno nei negoziati e nei limiti di Bilancio. A ribadirlo il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, che ha tuttavia precisato che l’Italia dovrà comunque rispettare gli sforzi per rientrare nei patti di Bilancio.
La risposta da parte dell’Italia arriverà per tempo, si è limitato a rispondere il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Sappiamo bene che le spese sui migranti, come quelle sul terremoto, già nella legge di Bilancio hanno un trattamento particolare che continuerà ad esserci”, ha detto Padoan.
Ma esattamente qual è la posizione dell’Europa dinanzi alle emergenze italiane? L’Ue conferma la volontà di tenere fuori dai conteggi le spese che l’Italia dovrà sostenere per l’emergenza migranti e per l’emergenza sisma, anche se su questo Moscovici ha voluto puntualizzare: “E’ chiaro che nelle spese per il terremoto che abbiamo già integrato nella discussione con l’Italia ci sono elementi che sono one-off ed elementi strutturali, per esempio laddove bisogna migliorare la prevenzione e il consolidamento, e rimediare ai danni del terremoto che colpisce spesso l’Italia”. Il che significa: sì alla flessibilità, ma non marciateci troppo sopra.
La nuova trattativa sui conti pubblici rimette di fatto in discussione gli equilibri raggiunti sotto il governo Renzi. Un documento che pone il deficit al 2.4% del Pil, cioè 0.2 punti sopra il livello che era stato approvato a settembre è il succo di tutto, perché si tratta di un livello che già contiene una flessibilità da 7 miliardi come riconoscimento delle spese extra per migranti e terremoto.