Un pò di storia delle “spese” nel settore del gioco, dal 2000 ad oggi

Per togliere dalle menti dell’opinione pubblica che il gioco ed i casino migliori siano diventati un “fenomeno” attorno al quale aleggia una sorta di terrore sociale, si vuole contribuire a riferirne la “storia” per far comprendere ciò che l’italico giocatore spendeva quando il mondo del gioco era illecito e quando può spendere ora che è stato legalizzato e portato nei “ranghi della legge”. É evidente che se si potesse sapere quanto incassava il gioco “sommerso” lo si potrebbe paragonare al potere del gioco “emerso” e verificare, almeno dall’anno 2000 ad oggi, quanti quattrini sono usciti dagli italici portafogli per incontrare la Dea Bendata.

Una specie di “storico della spesa” di gioco esiste e testimonia anche come oggi si spenda forse un po’ meno rispetto a quando il Governo stimava si spendesse, e solamente al videopoker, nella “antica” data del 30 dicembre 2000. Allora, il volume stimato degli affari dei videopoker non era posto alla base di una proposta normativa di “emersione”, bensì ad una legislazione più repressiva in materia di videogiochi che andava a vietare anche la “vincita in consumazioni” che era stata introdotta e poi che, proprio con la Legge Finanziaria del 2000, si è andata ad abolire.

Il Ministro del Tesoro di allora, Vincenzo Visco, nel 2000 stimava che 7-800 mila videopoker “stavano aggredendo la legalità fiscale” con un giro di affari “in nero” di circa 80mila miliardi di lire l’anno: il che equivale a circa 49miliardi di euro attuali. Anche allora, come oggi, ci si accorse che la repressione abolizionista fu un fallimento totale e ci si rese conto della necessità urgente di avviare la “legalizzazione del gioco”.

L’allora videopoker illegale restituiva ai giocatori il 40-50% del giocato, e da ciò deriva che ai 49 miliardi di euro che caratterizzavano -al dicembre del 2000- il “volume annuo di raccolta” degli apparecchi, equivaleva una spesa “effettiva” dei giocatori pari almeno a 24,5 miliardi di euro! Da questi pochi dati, si può evincere, abbastanza facilmente, che i giocatori hanno speso sempre -o quasi- la medesima cifra ma hanno iniziato a distribuirla suddividendola sull’offerta di prodotti che venivano rese accessibili dal circuito legalizzato: invece cambiava l’obbiettivo finale della spesa che diventava dal “nero” alle casse dell’Erario.

La certezza assoluta che allora, al 30 dicembre 2000, le spese effettive di giocato nei casino online fossero quelle enunciate non esiste, poiché erano quelle attribuite dai Ministri di quel tempo e riferite ad un “sommerso illecito”: quello che invece si può riscontrare è che già in quel lontano anno 2000 vi era la presenza del GAP, delle comunità di recupero per i giocatori problematici e di pubblicazioni che rappresentavano il nesso tra il “boom” economico degli anni ’90 ed il disinteresse rispetto al valore morale del danaro, valore morale che veniva sovrastato dalla “ricerca del piacere” che in quell’epoca era dominante.

A chiosa di questo “itinerario delle spese per il gioco” si può concludere con questo dato: se si dividono i 24 miliardi di spesa effettiva per gli 800 mila videopoker si arriva a quantificare un “cassetto medio annuo netto (poiché in nero) di circa 30 mila euro per apparecchio che è esattamente quello dell’attuale cassetto medio lordo del “prodotto lecito”, a dedurre tasse e prelievi fiscali di Awp + Vlt: quindi di quale differenza di spesa stiamo parlando?

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