I videogiochi possono essere utilizzati ormai anche da lontano. Questo è quanto si propone la tecnologia del cloud gaming. Fino a qualche tempo fa computer e console erano deputati ad eseguire direttamente i giochi ai quali si partecipa tutt’oggi per mezzo di controller e gamepad, ma adesso i sistemi possono limitarsi a trasmettere agli utenti le immagini di un gioco processato di fatto altrove. I titoli stessi hanno ormai perso la loro forma, in quanto gli store digitali stanno prendendo sempre più il posto degli scaffali dei negozi. I contenuti virtuali vengono scaricati rapidamente dalla rete e anche solo venire a conoscenza dell’esistenza di un gioco, magari di un nuovo capitolo della propria serie preferita, è diventato molto più agevole rispetto alla fine del secondo millennio.
Streaming e gaming: ecco come potrebbe essere riassunto il concetto di cloud gaming. Server remoti che controllano l’esperienza di gioco a distanza, come se si avesse a che fare con un filmato interattivo. Un client gestisce gli input degli utenti, subito comunicati al server per evitare l’antipatico fenomeno del lag che tanto ritardo costa ai giocatori con connessioni più scadenti. Il vantaggio del cloud gaming è evidente: usufruire di giochi che normalmente non potrebbero essere riprodotti sui sistemi di cui si dispone, magari perché abbastanza antiquati e privi di quei requisiti tecnici indispensabili per eseguire un titolo alla normale velocità, senza sforzare nessuna componente hardware.
Il cloud gaming è ancora agli albori, ma sono già tante le industrie e le grandi società internazionali che si sono interessate a questa tecnologia come Google. Cercare di muoversi per primi, però, non è sempre conveniente e di conseguenza il servizio di Google Stadia ha conosciuto un inaspettato declino: 2 milioni di utenti erano forse troppo pochi per le ambizioni del progetto, destinato a chiudere. Per ogni team che si fa da parte, però, ne spuntano tranquillamente molti altri pronti a sbarcare il lunario, come nel caso di Amazon o addirittura di Netflix, che ha pensato di proporre giochi ispirate alle proprie serie prodotte in esclusiva.
Le piattaforme videoludiche sono diventate ormai molto variegate. Non solo è possibile acquistare giochi, ma anche utilizzarli a distanza. Così come un sito di casinò collega a sale realmente esistenti gli utenti che vogliono divertirsi in tempo reale con determinate attrazioni, i servizi di cloud gaming approfittano delle interazioni della rete, mettendo di fronte ai giocatori un vero e proprio palinsesto con diversi titoli tra cui scegliere e solitamente differenti da marchio a marchio, per cui molti giochi disponibili con Microsoft potrebbero non esserlo con SONY.
Il futuro del cloud gaming sembra portare il nome di Nvidia GeForce, che può affidarsi a server e strumentazioni molto più potenti rispetto alla concorrenza, ma quanto accaduto di recente con Google Stadia sta suonando come un campanello d’allarme per molte società internazionali. A maggio del 2022 GeForce Now contava già più di 1.300 titoli in catalogo e ancora oggi i numeri risultano positivi, ma perché un servizio di questo tipo riesca a sfondare bisognerà attendere. A quanto pare la quasi totalità dei gamer continua a preferire le modalità di fruizione videoludica tradizionale ed è ancora presto per investire con totale sicurezza su un nuovo comparto come quello del cloud.