Petrolio, Arabia Saudita e Russia tentano il dialogo. E il prezzo sale

Primi spiragli di ottimismo per il ritorno a un mercato del petrolio più equilibrato: Russia e Arabia Saudita aprono al dialogo.

All’inizio di agosto le quotazioni del greggio erano scese a quota 40 dollari al barile, finendo nel cosiddetto bear market, cioè in un ribasso di oltre 20 punti percentuali dai massimi dell’anno. Ma l’ipotesi emersa nelle ultime ore che i produttori possano tornare a parlarsi, ha fatto svettare la materia prima verso dei livelli che non venivano toccati da più di un mese: il Brent è ora a 49.23 dollari al barile, mentre il Wti a 46.58 dollari.

Questa ripresa della quotazione sembra sia dovuta alle buone intenzioni che stanno cominciando a pervenire da parte di due attori molto importanti sul fronte Opec, cioè l’Arabia Saudita da una parte e la Russia dall’altra.

Tanto per cominciare, il ministro russo dell’Energia Alexandre Novak ha annunciato l’intenzione di partecipare alla riunione Opec fissata per il prossimo mese di ottobre. Questa presa di posizione sembra voler essere il preludio per sanare i conflitti e per trovare un accordo con quelli che sono i suoi “rivali”, e anche l’omologo saudita Khalid al-Falihsaid ha annunciato che il governo di Riad ha intenzione di lavorare con gli altri membri del Cartello affinché il mercato possa tornare ad essere più equilibrato.

Il principale nodo che rimarrà da sciogliere riguarda il raggiungimento di un accordo tra Mosca e Riad sulla proposta di riportare le quote di produzione ai livelli di gennaio. Obiettivo non facile da raggiungere se si tiene conto del fatto che tanto la Russia quanto l’Arabia Saudita hanno pompato a pieno regime nell’estrazione di petrolio, eguagliando dei nuovi record che hanno portato appunto a questa crisi di sovrapproduzione.

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