Cannabis legale: prospettive italiane e nuovi posti di lavoro

Secondo una recente ricerca, negli Usa da qui al 2020 si assisterà ad una crescita enorme di posti di lavoro grazie al mercato della marijuana legale. In Italia potrebbe accadere lo stesso, se si iniziasse a valutare seriamente il tema

Chissà se quel volàno che si cerca da anni per dare nuovamente slancio alle economie in crisi, quindi anche quella italiana, non possa essere trovato in un settore così delicato e dibattuto come quello della cannabis.

Se questo possa essere valido per tutti, non è facile a dirsi; certo è che sembrerebbe essere un qualcosa che sta funzionando molto bene negli Usa, dove il mercato della cannabis legale sta generando un giro d’affari enorme, con conseguente crescita del mercato del lavoro connesso.  Il tutto favorito ovviamente dalla legislazione locale, che prevede ampie liberalizzazioni.

Gli Stati Uniti (se si considerano diversi stati della confederazione) sono tra i Paesi occidentali con la regolamentazione più libera; nulla quindi a che vedere con l’Italia, dove l’argomento resta per molti aspetti un tabù, malgrado la notevole spinta che arriva dall’opinione pubblica; e nonostante il fatto che si continui a vietare qualcosa a cui per molti versi è comunque semplice arrivare, dato che comprare semi di canapa online è facile, legale e veloce anche in Italia.

Negli Usa hanno colto l’opportunità e, secondo un report presentato da New Frontier sulla crescita del mercato legale della cannabis, tanto quella medica quanto quella per uso ricreativo, nei prossimi anni, più precisamente entro il 2020, proprio il mercato della marijuana regolamentata contribuirà a creare negli States addirittura più posti di lavoro del comparto manifatturiero. Si parla di circa 250mila nuovi posti.

D’altra parte si sta parlando di un comparto che nel 2016 ha generato un indotto di quasi 7 miliardi di dollari, per una crescita del 30% rispetto al precedente anno.

Un potenziale enorme, anche dal punto di vista economico, ma che ad oggi nessuno stato europeo sembrerebbe aver colto. Soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo ricreativo, dato che a livello medico la cannabis è operativa, con diverso successo, in molti Paesi. Ma parlando di uso personale, coltivazione in proprio e temi affini, l’Europa è piuttosto latitante, malgrado si cominci ad avvertire un certo fermento; come ad esempio in Francia e Germania, realtà tradizionalmente conservatrici.

In Italia, malgrado la volontà spesso sbandierata di iniziare un dibattito sul tema, tutto è ancora fermo: la relativa proposta di legge è ormai bloccata da quasi un anno. Eppure anche in questo caso si parla di un mercato potenzialmente ricchissimo.

A tentare di quantificarlo ci ha pensato la Coldiretti pochi mesi fa, indicando in 10mila nuovi posti di lavoro e 1,4 miliardi di euro annui i benefici di una potenziale legalizzazione. Il tutto in un momento in cui il Pil italiano continua a crescere a piccoli passi e avrebbe bisogno di una sterzata decisa per riprendere quota.

E se veramente la legalizzazione della marijuana può valere diversi punti di crescita del Pil, abbattendo al contempo un business oggi nelle mani della criminalità, il discorso diverrebbe estremamente utilitaristico e pragmatico, oltre che di principio.

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