Ape Sociale, via libera del governo. Ma resta nodo giovani

Il governo dà il via libera all’Ape Sociale, ma resta da sciogliere il nodo giovani.

Il governo, con la firma del premier Paolo Gentiloni, ha finalmente reso attuative le norme sull’anticipo pensionistico. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, ha tuttavia invitato a non fermarsi qua: “Adesso – ha detto Damiano – decine di migliaia di lavoratori potranno andare in pensione a partire dai 63 anni di età. Questa misura si muove nella giusta direzione e andrà resa strutturale, superando la sperimentazione in vigore soltanto fino al 2018”.

I pareri sull’Ape sociale sono quindi positivi, ma il timore è che la sperimentazione, programmata appunto fino al 2018, possa fermarsi come tale e non diventare strutturale.

Per quanto riguarda i giovani, Damiano ha spiegato come vi sia “un meccanismo infernale e assurdo per gli assegni calcolati con il metodo contributivo puro”. Parliamo dei lavoratori che si sono iscritti al sistema pensionistico obbligatorio dal 1 gennaio 1996, per i quali la Legge Fornero ha previsto la possibilità di ritirarsi a una data età solo se il reddito pensionistico sarà superiore a un importo soglia fissato dalla normativa. E quanto più questo reddito è basso, tanto più tardi ci si potrà ritirare.

“La prima uscita è dai 63 anni con almeno 20 anni di contributi versati – ha ricordato Damiano – ma per avvalersi di questa opzione, l’assegno pensionistico deve essere almeno 2,8 volte l’assegno sociale, vale a dire di circa 1.300 euro lordi. Si tratta di una cifra difficile da raggiungere per molti giovani, che entrano tardi nel mercato del lavoro e che sono soggetti a lunghi periodi di precariato e di paghe misere”.

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