Crisi politica italiana, prezzi del petrolio in continuo aumento, tensioni con la Corea del Nord ad intermittenza: elementi di per sé destabilizzanti, a cui l’aggiunta di una possibile guerra commerciale tra USA ed Europa porterebbe ulteriori sconquassi. Se Trump non manifesterà le intenzioni, prima di giovedì, di estendere le esenzioni temporanee su acciaio e allumino anche per l’Europa, questo scenario diventerebbe reale.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che terrà il suo consiglio ministeriale annuale a Parigi nella giornata di mercoledì, dovrà trovare i modi diplomatici giusti per convincere il Presidente statunitense.
Da parte sua, il presidente francese Emmanuel Macron dovrà ribadire la necessità di dare nuova vita all’ordine economico internazionale. Ma ci sono pochi segnali da parte degli Stati Uniti di effettivo interesse per questo.
Ancor prima che Trump intraprendesse la strada dei dazi, i flussi commerciali dovettero affrontare un numero crescente di restrizioni, mentre le economie si sforzavano di rimettersi in piedi dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Negli ultimi dieci anni, le economie del G20 hanno posto 1.400 nuove restrizioni commerciali contro solo 200 misure di liberalizzazione durante lo stesso periodo.
Angel Gurria, capo dell’OCSE, afferma che accusare la globalizzazione e il sistema commerciale multilaterale è sbagliato. “Vanno corrette le cattive politiche economiche, incapaci di rispondere alle preoccupazioni degli elettori riguardo ai posti di lavoro”.
Sono pochi i segnali che indicano la rapida risoluzione di questo stallo commerciale, considerando che l’amministrazione Trump ha minacciato di mettere tariffe anche sulle importazioni di auto.