Mari più caldi del normale: quale l’impatto ambientale in Europa?

Il Nord Europa sta vivendo un’estate particolarmente torrida, con temperature molto al di sopra della media, soprattutto nella penisola scandinava. Di conseguenza, anche la temperatura delle acque marine è ben oltre i valori normali per quelle latitudini. Tutto questo influenza l’ecosistema marino? Certo. Se da un lato le acque eccessivamente calde fomentano la diffusione di più malattie, dall’altro è in atto un peggioramento delle cosiddette zone morte marine, dove l’aumento delle temperature produce meno ossigeno mettendo a rischio la sopravvivenza della vita.

Ma l’effetto più grande di questo aumento viene prodotto nelle zone tropicali e subtropicali: le prospettive di lunga durata delle barriere coralline sono messe a dura prova. Basti pensare che, nel 2016 e nel 2017, le ondate di caldo marine in Australia provocarono la morte di quasi la metà della Grande Barriera Corallina.

Ma quanto è aumentata la temperatura del mare? Secondo gli ultimi dati dell’EEA, i mari che circondano l’Europa non sono mai stati così caldi come negli ultimi anni. Nel 2014, ultimo anno in cui sono disponibili dati, il Mediterraneo e il Mare del Nord hanno registrato temperature elevate. Da quando, nel 1870, sono iniziate le misurazioni sistematiche della temperatura, il 2014 è risultato essere quello con le acque marine più calde.

Chi è il responsabile dell’aumento delle temperature? Indubbiamente l’uomo e le sue attività contribuiscono in una certa misura al cambiamento climatico globale: dal consumo di energia alla produzione, dai trasporti all’agricoltura, senza tralasciare la produzione di carne. Poi, l’emissione di gas a effetto serra, il principale dei quali è l’anidride carbonica, rilasciata quando i combustibili fossili vengono bruciati, e una serie di altri gas, come il metano e l’ossido di azoto.

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